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Come funziona il riposo compensativo per i lavoratori: tra normativa e gestione efficace

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Il riposo compensativo è un diritto fondamentale per tutti i lavoratori subordinati, previsto dal nostro ordinamento per garantire loro una pausa adeguata in seguito a periodi di lavoro straordinario o in giorni festivi. Questo diritto non è solo una questione di rispetto delle normative, ma una protezione essenziale per la salute psico-fisica del lavoratore, considerata nella sua interezza, oltre il solo ruolo professionale.
In questo articolo, approfondiremo cos’è il riposo compensativo e analizzeremo la normativa di riferimento, partendo dall’art. 36 della Costituzione, per poi esplorare chi ha diritto a questo recupero e quali sono i fattori che incidono sulla sua applicazione

Cos’è il riposo compensativo?

Il riposo compensativo è un periodo di recupero (che può consistere in ore o giorni) che viene concesso ai lavoratori per compensare, appunto, le ore lavorate oltre il normale orario, in particolare quando queste si accumulano in giorni solitamente destinati al riposo, come le festività o la domenica. Si tratta di una misura che ha l’obiettivo di garantire la salute e il benessere del personale, rispettando al contempo le norme previste dai vari CCNL.

Ma perché è così importante?
I risposi compensativi sono pensati per ridurre lo stress del lavoro ed evitare che l’accumulo eccessivo di ore straordinarie possa compromettere la qualità della vita dei dipendenti. Concedere un giorno di riposo compensativo o ore di riposo aggiuntivo ha tre scopi principali:

  • Tutelare la salute dei lavoratori: i periodi di riposo sono essenziali per prevenire affaticamento, burnout e per mantenere la sicurezza fisica e mentale del team;
  • Supportare l’equilibrio vita-lavoro: le pause regolari consentono una gestione più armoniosa degli impegni professionali e personali, migliorando la qualità del work-life balance;
  • Rispettare le normative: i riposi compensativi garantiscono di non superare i limiti settimanali di ore lavorative e i giorni di riposo obbligatori previsti dal contratto.

La necessità di questo tipo di riposo può emergere in vari contesti: quando un lavoratore accumula ore straordinarie o gli viene richiesto di lavorare in giorni festivi, di domenica, oppure in turni notturni o particolarmente prolungati. Questo accade spesso, ad esempio, nel settore del commercio, dove la flessibilità oraria è frequente e il lavoro durante le festività è una realtà consolidata.

In pratica, il giorno di riposo compensativo diventa un’opportunità per recuperare e tornare sul posto di lavoro con maggiore energia e serenità.

Cosa dice la normativa

La regolamentazione del riposo compensativo si basa su principi fondamentali di tutela dei lavoratori, sanciti a livello costituzionale e normativo e adattati alle specifiche di ogni contratto collettivo di lavoro (CCNL) e alle normative aziendali. In Italia, il diritto al riposo compensativo è radicato nell’art. 36 della Costituzione, che garantisce a ogni lavoratore non solo un salario adeguato, ma anche periodi di riposo obbligatori, tra cui il riposo settimanale e le ferie retribuite.

Il concetto di riposo compensativo nasce dal bisogno di concedere una pausa a chi è costretto a lavorare per più di sei giorni consecutivi.
Secondo la legge, in particolare il D.Lgs. 66/2003 sull’orario di lavoro, il dipendente ha diritto a 24 ore consecutive di riposo dopo sei giorni di lavoro continuativo e dopo il lavoro straordinario. Qualora ciò non fosse possibile, i contratti collettivi possono prevedere che al lavoratore venga riconosciuto un riposo compensativo in aggiunta o come alternativa alla retribuzione straordinaria.

Il calcolo del riposo compensativo dipende dal contratto collettivo di riferimento: in genere, le ore di riposo devono corrispondere a quelle effettivamente lavorate in eccedenza, per garantire un bilanciamento equo tra impegno lavorativo e recupero. Per preservare l’efficacia del riposo, la Corte di Cassazione ha recentemente stabilito che questo diritto deve essere esercitato in maniera continuativa o vicino ad altri giorni di riposo, evitando il frazionamento così che la pausa risulti realmente rigenerante per il lavoratore.

lavoratrice stanca che riposa sulla scrivania ingombra di carte

Quando spetta il riposo compensativo?

Il diritto al riposo compensativo è rivolto ai lavoratori subordinati, ovvero i dipendenti, e può variare in base a diversi fattori. In linea generale, questo diritto scatta quando un lavoratore non può beneficiare del consueto riposo settimanale, ma può essere esteso anche ai casi di lavoro straordinario, in funzione di alcuni elementi specifici.

Tra i fattori che influenzano il diritto al riposo compensativo rientrano:

  • Il tipo di contratto di lavoro: ogni contratto stabilisce condizioni precise tra lavoratore e datore di lavoro, definendo come e quando può essere concesso il riposo compensativo e le modalità di fruizione;
  • Il settore e il tipo di attività svolta: alcuni settori, come la ristorazione o il commercio, hanno esigenze operative specifiche che spesso includono turni nel weekend e festivi. In questi ambiti è quindi comune l’esigenza di prevedere riposi compensativi per compensare l’impegno in giornate normalmente destinate al riposo;
  • I contratti collettivi nazionali del lavoro (CCNL) e i contratti aziendali: molti dipendenti sono assunti sulla base di accordi collettivi stabiliti tra le associazioni dei lavoratori e dei datori, che regolano anche le modalità di accesso ai riposi compensativi, tenendo conto delle particolarità del settore.

Insomma, la legge sottolinea l’importanza di concedere un giorno di riposo settimanale, spesso previsto per la domenica, ma in alcuni settori dove l’attività non si ferma neppure nel weekend, come la grande distribuzione o la ristorazione, può accadere che il lavoratore accumuli più di sei giorni consecutivi di lavoro.

In questi casi, il riposo compensativo diventa essenziale e deve essere garantito al più presto possibile. Idealmente, dovrebbe essere concesso subito all’inizio della settimana successiva, per esempio il lunedì o, al massimo, il martedì. In questo modo, il riposo compensativo permette ai lavoratori di recuperare le energie e garantisce un equilibrio sostenibile tra la vita professionale e quella privata.

Come si richiede?

La richiesta e l’organizzazione dei riposi compensativi possono variare in base al contratto collettivo e alle politiche aziendali. Di norma, il processo è semplice e può essere suddiviso in alcuni passaggi fondamentali, con la consapevolezza che le modalità specifiche possono differire in base al settore o al tipo di lavoro.

Ecco una guida generale per agevolare la richiesta e la pianificazione dei riposi compensativi:

  • Comunicazione al datore di lavoro: in molti casi, il dipendente deve informare il datore di lavoro o il responsabile HR della necessità di usufruire del riposo compensativo, a meno che non esista già una pianificazione aziendale che assegna automaticamente i turni di recupero.
  • Pianificazione del riposo: se non è già prevista una programmazione, datore di lavoro e dipendente devono concordare insieme il momento migliore per utilizzare il riposo compensativo, garantendo una copertura adeguata dei turni.
  • Registro e verifica delle ore: per mantenere trasparenza e continuità, è utile tenere un registro delle ore lavorate in eccedenza e dei riposi compensativi accumulati, in modo che sia facile monitorare e gestire l’equilibrio tra lavoro straordinario e recupero.

Per quanto tutto ciò sia corretto, ad ogni modo, è altrettanto vero che in aziende dotate di un sistema strutturato generalmente non è il dipendente a dover richiedere il riposo compensativo. È infatti il Responsabile HR a occuparsi di gestire questo aspetto, sia comunicando al lavoratore la necessità di usufruire del riposo compensativo sia indicando la data migliore per poter recuperare il riposo.

Ecco perché per i datori di lavoro, mantenere tutto sotto controllo è essenziale. Da questo punto di vista, l’uso di un software HR come MyNet può facilitare enormemente le attività, rendendo più semplice organizzare i turni di lavoro, monitorare le presenze e registrare le ore di straordinario. Attraverso un buon software HR le aziende non solo si assicurano che ogni lavoratore abbia la possibilità di risposare come previsto dalla legge, ma evitano anche complicazioni legate a richieste sindacali o segnalazioni di mancato riposo.

È obbligatorio riconoscere il riposo compensativo?

Sì, il riconoscimento del riposo compensativo è obbligatorio, e il mancato rispetto di questa norma può avere conseguenze significative per il datore di lavoro. Il D.Lgs. 66/2003 prevede infatti una sanzione amministrativa, che può variare da 105 a 630 euro per ciascun lavoratore a cui non venga garantito il corretto riposo. Ma non si tratta solo di una multa: esistono anche potenziali risvolti giuridici.

Basti pensare a due sentenze della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale, che ribadiscono l’importanza del riposo settimanale per la salute e il benessere dei lavoratori. La sentenza n. 1607/89 della Cassazione stabilisce che, in caso di lavoro ininterrotto per sette giorni consecutivi senza riposo compensativo, il dipendente ha diritto a:

  • una retribuzione per le ore di lavoro extra, con le maggiorazioni previste per compensare l’usura fisica e mentale di una settimana senza pause;
  • un risarcimento per il danno psico-fisico subito, che si aggiunge alla retribuzione maggiorata e compensa gli effetti negativi del lavoro continuativo sul benessere del lavoratore.

In merito a quest’ultimo punto, non esiste una regola automatica per stabilire il risarcimento del danno; tuttavia, la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 372/94, ha stabilito che il danno biologico causato dal lavoro ininterrotto è reale, anche se va quantificato sulla base delle specifiche conseguenze sulla salute e sulla qualità della vita del lavoratore.

Il riposo compensativo viene pagato?

Come abbiamo visto in questo articolo, il riposo compensativo è concepito per permettere al lavoratore di recuperare il giorno di riposo non goduto. Questo significa che, quando il dipendente usufruisce di questo riposo, non vi è una retribuzione aggiuntiva per quella giornata: lo stipendio mensile è infatti già calcolato tenendo conto dei giorni di riposo previsti dal contratto.

Tuttavia, se il datore di lavoro decide di non concedere il riposo compensativo e richiede al dipendente di lavorare anche quel giorno, allora la giornata di lavoro deve essere retribuita con una maggiorazione. In questo caso, le ore lavorate rientrano tra gli straordinari e, se il giorno coincide con una festività, la retribuzione aumenta ulteriormente. Le percentuali esatte variano a seconda del CCNL applicato. Ad esempio, il CCNL commercio prevede:

  • un incremento del 15% per le ore lavorate dalla 41ª alla 48ª ora settimanale;
  • un incremento del 20% per le ore che superano le 48 ore settimanali.

Inoltre, se il lavoro si svolge in un giorno festivo, la maggiorazione arriva al 35%, e può raggiungere il 55% in caso di straordinari svolti di notte e nei giorni festivi.

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Questo articolo è stato scritto da

Manuele CeschiaCEO di MyNet. Laureato in Economia e da sempre impegnato nel settore del marketing, della comunicazione e dell’organizzazione di eventi, si occupa dello sviluppo del progetto MyNet supportando il lavoro di tutti i team. Collabora con Università e Centri di formazione per condividere la sua esperienza professionale.

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