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congedo parentale: uomo che tiene sulle spalle un bambino

Il congedo parentale: a chi spetta, quanto dura e cosa dice la normativa

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Il congedo parentale rappresenta una fondamentale misura di sostegno a favore dei neogenitori inseriti nel mondo del lavoro. Questo strumento, flessibile e adattabile alle esigenze individuali, offre ai genitori lavoratori dipendenti la possibilità di allontanarsi dal lavoro per un periodo che può essere articolato in mesi, giorni o addirittura ore per un massimo di 10 o 11 mesi di astensione complessiva tra entrambi i genitori.
Il congedo parentale, che ha l’obiettivo di supportare i neogenitori assicurando loro la continuità lavorativa e la possibilità di dedicare tempo alla cura dei propri figli, deve essere fruito entro i primi 12 anni di vita del figlio. Questa agevolazione, pur essendo facoltativa, riveste in effetti un’importanza cruciale, offrendo ai genitori la flessibilità necessaria per conciliare il lavoro con le responsabilità familiari.
Naturalmente però, anche quando si tratta di congedi parentali, è fondamentale prestare attenzione alla normativa di riferimento per trovare risposta ad alcune delle domande più frequenti sul tema: qual è la durata del congedo parentale facoltativo? Come viene indennizzato e chi ne ha diritto? 

In questo articolo, esploreremo i diversi aspetti del congedo parentale, dalla retribuzione alla normativa vigente, fornendo informazioni utili a dipendenti e aziende. Scopriamo insieme quel che c’è da sapere sul congedo parentale. 

Cos’è il congedo parentale facoltativo: significato 

Il congedo parentale è un periodo di astensione dal lavoro previsto a tutela della genitorialità per i genitori lavoratori dipendenti. Questa opportunità è disponibile a partire dal termine del congedo di maternità obbligatorio fino al raggiungimento dei 12 anni di età del bambino. Secondo quanto stabilito dall’art. 32 del Testo Unico sulla genitorialità (D.lgs. n. 151/2002), il congedo parentale può essere fruito da entrambi i genitori. 

Durante questo periodo, i lavoratori e le lavoratrici ricevono un’indennità economica che sostituisce il reddito da lavoro. L’obiettivo principale di questa misura è d’altronde proprio quella di consentire ai dipendenti di conciliare le esigenze lavorative con quelle familiari, garantendo da un lato la tutela economica e dall’altro il tempo necessario per dedicarsi alla famiglia. 

Ciò che rende il congedo parentale facoltativo particolarmente interessante è la sua flessibilità. A differenza del congedo di maternità e del congedo di paternità, che sono periodi di astensione obbligatori, il congedo parentale può essere utilizzato in modo non continuativo o a giornate alternate. Questa flessibilità si estende anche alla possibilità di lavorare a orario ridotto, consentendo ai genitori di gestire in modo più adattabile le proprie responsabilità lavorative e familiari. 

La normativa sul congedo parentale per i lavoratori dipendenti 

In materia di congedo parentale, la normativa di riferimento in Italia è il Decreto legislativo n. 151 del 26 marzo 2001, comunemente conosciuto come il Testo Unico sulla genitorialità. La regolamentazione del congedo parentale, introdotta per la prima volta con la legge n. 53 del 2000, è stata successivamente integrata con il d.lgs. 105/2022 e svolge un ruolo chiave nella disciplina dei congedi, riposi, permessi e tutela per i lavoratori e le lavoratrici con responsabilità genitoriali. 

Secondo la legge, i lavoratori genitori dipendenti hanno il diritto di assentarsi dal lavoro per prendersi cura e assistere i propri figli fino al raggiungimento del 12° anno di età o, nel caso di adozione o affidamento, dall’ingresso del bambino in famiglia. Questa disposizione legale consente ad entrambi i genitori di richiedere un congedo parentale per ogni figlio. 

In tal modo, la normativa mira a promuovere un equilibrio tra le responsabilità familiari e lavorative, garantendo ai genitori un supporto cruciale durante i primi anni di vita dei bambini. 

A chi spetta il congedo parentale 

Il congedo parentale è un diritto riconosciuto ai genitori lavoratori dipendenti per ogni minore nato, adottato o affidato. Tuttavia, è importante notare che: 

  • può essere richiesto solo durante il normale svolgimento del rapporto di lavoro, escludendo perciò le giornate di sospensione dell’attività lavorativa come aspettativa o pause contrattuali nel caso di lavoro a chiamata; 
  • Il diritto al congedo parentale decade dal giorno successivo l’interruzione del rapporto di lavoro in caso di cessazione dell’attività lavorativa.
     

Il beneficio si estende anche ai genitori adottivi o affidatari, garantendo loro le stesse modalità di fruizione entro i primi 12 anni dall’ingresso del minore nella famiglia, indipendentemente dall’età del bambino al momento dell’adozione o affidamento e non oltre il raggiungimento della maggiore età. 

Va notato che il congedo parentale è accessibile a tutti i lavoratori subordinati, compresi quelli con contratto di apprendistato. Questa normativa mira a garantire a tutti i genitori lavoratori dipendenti la possibilità di conciliare le esigenze familiari con l’attività lavorativa in un contesto di sostegno e tutela. 

 

a chi spetta il congedo parentale: donna che sostiene i piedi di un neonato

Congedo parentale: quanti giorni spettano? 

Come abbiamo visto, il congedo rappresenta un fondamentale sostegno per i genitori lavoratori, ma quanti giorni di congedo parentale spettano effettivamente? Complessivamente, tra entrambi i genitori, il congedo può estendersi fino a 10 mesi, elevabili a 11 se il padre lavoratore decide di astenersi dal lavoro per almeno 3 mesi, in modo continuativo o frazionato. 

Il congedo parentale può essere fruito anche contemporaneamente da entrambi i genitori secondo le seguenti modalità, previste dal Decreto Legislativo 105 del 2002: 

  • La madre lavoratrice dipendente può astenersi facoltativamente dal lavoro, terminato il periodo di maternità obbligatorio per legge, per un periodo continuativo o frazionato di massimo 6 mesi, 3 di questi non cedibili all’altro genitore; 
  • Il padre lavoratore dipendente ha diritto a 6 mesi di congedo parentale, 3 di questi non cedibili all’altro genitore, da usufruire a partire dal giorno successivo la nascita del figlio o del suo ingresso in famiglia in caso di adozione; 
  • In aggiunta, entrambi i genitori possono usufruire, in alternativa tra loro, di ulteriori 3 mesi indennizzati.  

Va tenuto presente che la durata del congedo parentale sale a 11 mesi in caso di genitori dipendenti soli. 

Congedo su base oraria 

La legge n. 228 del dicembre 2012 ha introdotto un importante cambiamento riguardo al congedo parentale, consentendo il frazionamento a ore e rimandando alla contrattazione collettiva di settore per specifiche quali le modalità di fruizione, i criteri di calcolo e l’equiparazione del monte ore alla giornata lavorativa. 

Qualche anno più tardi, il Decreto Legislativo n. 80 del 2015, ha stabilito che i genitori lavoratori dipendenti possono fare domanda per il congedo su base oraria anche in assenza di contrattazione collettiva, in misura pari alla metà dell’orario medio giornaliero del periodo di paga immediatamente precedente a quello in cui ha avuto inizio il congedo. 

Naturalmente, questa evoluzione normativa ha offerto una maggiore flessibilità ai genitori, consentendo loro di adattare il congedo parentale alle specifiche esigenze familiari e lavorative. La possibilità di frazionare il congedo a ore è un passo significativo verso una gestione più personalizzata di questa agevolazione, permettendo ai genitori di trovare un equilibrio tra le responsabilità lavorative e familiari in modo ancora più adatto alle singole situazioni. 

Congedo parentale: retribuzione 

Le modifiche apportate dal Decreto legislativo n. 105/2022 al congedo parentale hanno generato un impatto diretto sulla retribuzione dei genitori lavoratori dipendenti. Il decreto, in particolare, ha esteso il limite massimo dei periodi indennizzabili a favore dei genitori da 6 a 9 mesi. 

Come anticipato, ogni genitore ha diritto a 3 mesi di congedo indennizzato, non trasferibile all’altro genitore, al quale si aggiunge un periodo di ulteriori 3 mesi, da utilizzare in maniera ripartita tra entrambi i genitori.  

Un ulteriore novità è stata infine introdotta dalla legge di bilancio 2023 che ha disposto l’aumento dell’indennità dal 30 all’80% della retribuzione per un mese complessivo, da usufruire entro il sesto anno di vita del figlio. Questo beneficio è però valido solo se i genitori hanno terminato il periodo di congedo di maternità o paternità obbligatorio dopo il 31 dicembre 2022, ovvero se il congedo parentale è stato fruito a partire dal 1° gennaio 2023. Negli altri casi, l’indennizzo rimane al 30% della retribuzione per un massimo di 9 mesi di congedo. 

Per i periodi di congedo ulteriori rispetto ai nove mesi indennizzati, ai genitori spetta un’indennità pari al 30% della retribuzione media giornaliera, purché il reddito individuale del genitore richiedente sia inferiore a 2,5 volte l’importo annuo del trattamento minimo di pensione. 

In sintesi, la normativa prevede un totale di 9 mesi di congedo parentale indennizzati, con il primo mese retribuito all’80% e i successivi al 30%. Il mese indennizzato all’80% è uno solo per entrambi i genitori e può essere ripartito tra gli stessi oppure fruito da uno solo. 

Per i dipendenti: quando e come fare domanda 

Per i dipendenti, la procedura per richiedere il congedo parentale facoltativo è molto semplice. Si tratta infatti di presentare la domanda online all’INPS, attraverso il servizio dedicato. 

Considerando infatti che una volta raggiunto il limite di un mese di coppia indennizzato all’80% i successivi periodi saranno indennizzati automaticamente al 30%, la procedura di richiesta è unificata. 

Affinché sia valida, è essenziale i dipendenti si assicurino di inoltrarla prima dell’inizio del periodo di congedo desiderato anche al datore di lavoro, specificando chiaramente le date di inizio e fine dell’astensione. 

Se la richiesta viene presentata in ritardo, saranno retribuiti infatti solo i giorni successivi alla data di presentazione della domanda. 

Per le aziende: come gestire le richieste di congedo 

La gestione delle richieste di congedo parentale rappresenta un aspetto cruciale per le aziende, che devono bilanciare le esigenze e i diritti dei dipendenti assicurando al contempo il corretto funzionamento dell’organizzazione. Ma come può il reparto HR gestire questa delicata situazione? 

Un primo aspetto a cui prestare attenzione riguarda la creazione di procedure chiare e trasparenti. Definire passaggi e documenti necessari alla richiesta di congedo parentale facoltativo aiuta i dipendenti a comprendere il flusso approvativo, riducendo possibili intoppi. Una comunicazione efficace è altrettanto essenziale; mantenere un dialogo costante con i dipendenti in congedo, informandoli sulle tempistiche e le condizioni, contribuisce a mantenere un clima collaborativo.  

Naturalmente, per riuscire a fare tutto ciò, l’uso di un software per la gestione delle risorse umane come MyNet si fa particolarmente prezioso, soprattutto considerando che per manager e responsabili diventa fondamentale trovare un sistema semplice ed efficace per pianificare in anticipo le assenze in azienda e, se necessario, nuova formazione ad hoc per formare i migliori sostituti.  

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Questo articolo è stato scritto da

Manuele CeschiaCEO di MyNet. Laureato in Economia e da sempre impegnato nel settore del marketing, della comunicazione e dell’organizzazione di eventi, si occupa dello sviluppo del progetto MyNet supportando il lavoro di tutti i team. Collabora con Università e Centri di formazione per condividere la sua esperienza professionale.

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